Ferita....
Inviato: 24 set 2009, 12:03
Dal libro la ferita primaria di Nancy Newton Verrier
Se qualcuno mi avesse detto, quando portammo a casa la nostra figlia di tre giorni, alla vigilia del Natale del 1969, che allevare un bambino adottato sarebbe stato diverso dal crescere il proprio figlio biologico, io, come molti genitori adottivi entusiasti, gli avrei riso in faccia e gli avrei detto:”No, che non sarà diverso! Cosa ne può sapere una bambina così piccola? L’ameremo e le daremo una bellissima casa”. La mia convinzione era che l’amore avrebbe vinto su tutto. Ciò che ho scoperto, invece, è che era più facile per noi darle l’amore di quanto fosse per lei accettarlo.
Perché l’amore possa liberamente essere accettato occorre che vi sia fiducia e, nonostante l’amore e la sicurezza ricevuti da nostra figlia, lei ha sofferto per la paura di potere essere abbandonata di nuovo. Per lei questa ansi si manifestava nei comportanti tipici con cui si metteva e ci metteva alla prova. Mentre cercava di provocare quella stessa reazione che temeva, al tempo stesso sembrava volerci respingere prima di poter essere respinta. Sembrava che permettersi di amare ed essere amata fosse troppo pericoloso: non poteva credere che non sarebbe stata abbandonata di nuovo.
…………..
Il percorso non è stato facile.
………….
Infatti, permettersi di provare quelle emozioni significava anche entrare in contatto con la sua parte vulnerabile, “difettosa”, la ragione per cui sua madre l’aveva abbandonata.
…………
La sua ferita era profonda, le sue difese forti e il suo bisogno di essere capita immenso.
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Se qualcuno mi avesse detto, quando portammo a casa la nostra figlia di tre giorni, alla vigilia del Natale del 1969, che allevare un bambino adottato sarebbe stato diverso dal crescere il proprio figlio biologico, io, come molti genitori adottivi entusiasti, gli avrei riso in faccia e gli avrei detto:”No, che non sarà diverso! Cosa ne può sapere una bambina così piccola? L’ameremo e le daremo una bellissima casa”. La mia convinzione era che l’amore avrebbe vinto su tutto. Ciò che ho scoperto, invece, è che era più facile per noi darle l’amore di quanto fosse per lei accettarlo.
Perché l’amore possa liberamente essere accettato occorre che vi sia fiducia e, nonostante l’amore e la sicurezza ricevuti da nostra figlia, lei ha sofferto per la paura di potere essere abbandonata di nuovo. Per lei questa ansi si manifestava nei comportanti tipici con cui si metteva e ci metteva alla prova. Mentre cercava di provocare quella stessa reazione che temeva, al tempo stesso sembrava volerci respingere prima di poter essere respinta. Sembrava che permettersi di amare ed essere amata fosse troppo pericoloso: non poteva credere che non sarebbe stata abbandonata di nuovo.
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Il percorso non è stato facile.
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Infatti, permettersi di provare quelle emozioni significava anche entrare in contatto con la sua parte vulnerabile, “difettosa”, la ragione per cui sua madre l’aveva abbandonata.
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La sua ferita era profonda, le sue difese forti e il suo bisogno di essere capita immenso.
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