Secondo me bisogna distinguere bene su quale livello basare la mancanza, ci pensavo proprio qualche giorno fa quando mi è capitato sotto tiro un video di Gio quando era piccolino, 7, 8 anni al massimo.
Sentire la sua piccola e stridula vocina entusiasmarsi ed esprimerlo senza alcun tipo di filtro mi ha scombussolato parecchio, ho sentito una nostalgia FORTISSIMA per quel bambino che oramai non c’è più.
È stato come se un vortice improvviso mi avesse trascinato verso un passato che spesso ho dato per scontato tanto che, me lo ero quasi scordato!!!!
Per tutta la giornata ho vissuto una sorta di malessere, un vuoto incredibile, una mancanza feroce e dolorosa.
Però, come sono solita ripetere, e tornando con i piedi per terra, sono anche consapevole di aver tribolato infinitamente di più quando era piccolo, rispetto all’adolescente che è diventato.
Sono molto fortunata, con Gio continuo a condividere tantissime cose, forse questi due anni di lockdown forzato, hanno rafforzato il nostro rapporto, rendendoci complici di interminabili pomeriggi di solitudine.
Abbiamo scoperto che insieme ci divertiamo moltissimo a condividere le serie su Netflix tanto che…. non guardo la puntata se mamma non c’è….e viceversa.
È finalmente diventato completamente autonomo a scuola, ma ancora mi fa una tenerezza incredibile quando, dopo il risultato di una verifica, la prima cosa che fa alle 13 e 12 minuti è telefonarmi per dirmi: mamma!!!!! Ho preso 8!!!!!
A scuola è bravo, uno dei più bravi e io ne sono orribilmente orgogliosa!!!!
Ma ancora più orgogliosa lo sono del fatto che a 16 anni non beve alcolici e non fuma, questo mi permette di avere una grande serenità quando esce il sabato sera.
Rientra presto, a mezzanotte è a casa.
Ci ha provato un paio di volte a chiedermi di restare fuori a dormire dagli amici.
Io gli ho allungato l’orario del rientro all’una in quelle occasioni, dicendogli che tanto da quell’ora in poi son tutti rincoglioniti ed è proprio bello, piuttosto che zombettare
tra un divano e un sacco a pelo, tornarmene a dormire tra le proprie lenzuola.
Per ora è d’accordo.
È uno sportivo, e mi fa morire l’entusiasmo che prova ancora, quando decide di cambiare sport e ricominciare tutto daccapo. Mi chiedo da chi abbia preso, io e suo padre siamo due pigri, e mi rendo conto di quanto sia emozionante conoscere giorno dopo giorno il carattere dell’uomo che sta diventando.
Mi racconta le cose, magari non subito, ma non riesce a tenersele a lungo per se’, con me ha confidenza e dice che spesso sono divertente e dico cose che lo fanno morire dal ridere, soprattutto quando discuto con suo padre, oppure quando prendo in giro i suoi amici.
Mi chiede consiglio su come vestirsi, soprattutto adesso che ha deciso di cambiare look, dai felponi extra-large a giacca e camicia per andare a scuola, perché così ha deciso il suo gruppetto.
Si diverte ancora a viaggiare con noi, a uscire a cena al ristorante con noi, a fare piccole gite il sabato oppure la domenica.
Spesso, quando lo racconto, le persone si meravigliano, ma questo credo sia frutto del fatto di averlo sempre coinvolto in tutti i nostri viaggi fin da piccolo, in tutte le nostre iniziative, che sempre erano dedicate a lui.
Insomma, non va male, poteva andare peggio.
Ecco, una cosa su cui litighiamo e sulla quale mi sono QUASI arresa è l’uso spropositato del cellulare, quando lo vedo perdersi ad ascoltare video cretini o chattare e’ più forte di me, divento una gran rompipalle.
E così, proprio mentre sto scrivendo queste righe, ripenso ancora una volta a quella vocina, alle sue piccole mani, all’andatura traballante e nervosa e mi rendo conto che si, mi manca da morire il mio bambino ma che è altrettanto bello avere a che fare con il Giorgio adolescente, curiosissima di scoprire come sarà il suo futuro di uomo.