Cronaca...
Sono partita da sola, io non faccio parte di nessuna associazione, non ho organizzato niente. Sento solo il bisogno di andare, di esserci, per me, per le mie figlie, per tutte le bambine e le donne del mondo. Non ho fatto cartelli, non ho il megafono.
Mi infilo in macchina con 50 euro in tasca, la carta di identità e un libro ("La vita davanti a sé").
Arrivo a Rogoredo e parcheggio, con la sensazione, guardandola, di avere una gomma buca.
Salgo sul treno e parto. Mi sfila davanti tutta la campagna toscana, vedo anche dei daini.
Arrivo a Roma alle 13, tormentata da un mal di testa atroce e quindi corro in farmacia a prendere il moment act, ma me ne serviranno 3 prima che scompaia. Io scompaio in metropolitana e approdo in piazza Esedra. C'è già movimento anche se è presto e girello tra i vari gruppi per rendermi conto di quello che sta per succedere. Ma era impossibile prevedere il seguito.
A un certo punto, arriva un camion decorato: sopra ci sono alcune delle organizzatrici e una bravissima violinista che suona musica popolare.
Dal camion ci dicono di iniziare a disporci e a prepararci per la partenza. Io sono abbastanza avanti, trascinata dal gruppo di donne che è accanto a me, donne di tutte le età, tutte. A un certo punto ho l'impressione che la signora alla mia sinistra sia una delle guru che leggo su FB ma non ho mai visto. E quando capisco che è lei, quasi quasi mi viene da abbracciarla, ma mi trattengo, non sono mai stata espansiva.
Ma non si parte. Arriva la notizia che alcuni pullman sono stati bloccati dalla polizia, che ha schedato e perquisito le manifestanti.
Ed è allora che mi rendo conto che siamo tante. TANTISSIME. Non si vede la fine del corteo che inizia a formarsi.
Arrivano le prima voci: siamo 100mila. No, di più.
Alla fine la questura dirà che siamo 200.000. DUECENTOMILA, una marea, un fiume. Un oceano di donne.
Nessuna bandiera politica, nessuno slogan che non sia "non una di meno" e le sue declinazioni, nessun colore che non sia il rosso, nessun bollino che non sia una matrioska.
Nessun litigio, nessun problema.
Solo donne in cammino.
Qualcuno ha detto che è stata una festa, ma non era una festa, proprio per niente. Era una sfilata dignitosa e piena di pathos di donne unite dallo stesso sentimento: NON UNA DI MENO.
Finalmente si parte e siamo un immensa folla che riempie le strade di Roma, recitando: CAMBIEREMO IL MONDO CON LE NOSTRE IDEE, SIAMO LA LUNA CON LE MAREE, cantando LA LIBERTA', LA LIBERTA', LA LIBERTA' DELL'UMANITA'.
Ci sono signore di una certa età che negli anni 70 cantavano "Sebben siam donne paura non abbiamo" e ora lo ricantano. Ci sono le donne dei centri antiviolenza, quelle dei consultori, ci sono le OSTETRICHE per una buona nascita, contro la violenza ostetrica. Ci sono le donne di D.i.Re, ci sono le blogger, ci sono tutte. Tutte.
E ci sono io e quelle come me. Che non hanno organizzato niente, che non alzano le mani unite nel simbolo femminista, che non indossano nessuna divisa, che non hanno mai sfilato prima, ma che ci sono.
Siamo qui. Siamo tutte qui.
Per 4 ore camminiamo e cantiamo il dolore e la determinazione nel dire basta. BASTA.
E se anche i media non hanno quasi nominato la manifestazione, noi c'eravamo. 200mila persone non si possono ignorare.
Alla fine ci si ritrova a San Giovanni. E finisce. Un saluto sentito, di sorellanza e io sparisco di nuovo nella metro, poi sul treno.
Mi tocca pure gonfiarmi la gomma, perchè era sgonfia davvero e alle 22 sono a casa.
E ora vediamo. Che sia un punto di partenza e non di arrivo.
Spero che qualcuna di voi ci fosse, come me, in sordina.
E chi non c'era, ha perso una occasione storica. Un momento potentissimo di anime congiunte.