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Prima, durante e dopo la gravidanza
TERREMOTO ABRUZZO
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
so che è un intervento lunghissimo, ma ci tengo a farvelo leggere :
Lunedì 6 Aprile 2009 alle 3.32, un terremoto di inaudita violenza ha devastato la città dell’Aquila e decine di borghi della fascia pedemontana meridionale del Gran Sasso d’Italia, ha ucciso 300 persone, ne ha ferito 1.500 e per oltre 65.000 ha reso necessario il ricorso a alloggi di fortuna. Il Terremoto dell’Aquila, che fin dal 13 Dicembre è stato preceduto da centinaia di scosse minori, ha causato la più vasta e radicale distruzione di un’importante città antica dopo quella del Terremoto di Lisbona risalente al 1755.
Sono questi i termini in cui la notizia avrebbe dovuto fare correttamente il giro del mondo, affinché la tragedia verificatasi potesse trovare un’appropriata rappresentazione nonché il presupposto per un suo adeguato risarcimento materiale. Le cose, invece, sono andate diversamente e il terrificante colpo inferto il 6 Aprile da Madre Terra è diventato quasi niente rispetto alle catastrofi successivamente provocate da inettitudine, incompetenza, cinismo e cupidigia di pubblici reggitori, mass-media e registi del più spregiudicato affarismo.
La prima catastrofe, sotto l’apparenza di una stupida sottigliezza, scaturisce da un dirompente sovvertimento della realtà. “Terremoto dell’Abruzzo” si è messo a credere, invece di “Terremoto dell’Aquila”: un flusso di disinformazione miope e irresponsabile che, mirando ai vantaggi ricavabili da una futura gestione clientelare a pioggia dei fondi per la ricostruzione, ha minimizzato la portata degli atroci danni subiti dall’Aquila e ha duramente danneggiato le migliaia di imprenditori e lavoratori di quell’industria turistica che costituisce la spina dorsale dell’intera economia abruzzese.
Vaste distruzioni e tante vittime nelle frazioni e nei comuni intorno all’Aquila: le vite perdute e le sofferenze passate presenti e future sono irreparabili, ma case, stalle, opifici e botteghe si possono rifare. Quella subita dal centro storico dell’Aquila, invece, è un’irreparabile ferita mortale. All’Aquila, quanto non è crollato il 6 Aprile seguita a rovinare a terra per effetto delle forti scosse che ogni giorno ancora vanno susseguendosi, quel che non è ridotto in macerie appare lesionato e squarciato senza speranza di risanamento, tutte le attività istituzionali, economiche, culturali e di semplice vita quotidiana sono estinte. Nessuno può più abitare e lavorare lì, dove ogni muro che sta in piedi minaccia di afflosciarsi da un momento all’altro, dove regna il funebre silenzio dell’immobilità, dove stagna il fetore asfissiante emanato dalle derrate marcescenti sepolte sotto quelli che furono ristoranti, bar, pubs, pizzerie, trattorie, pasticcerie, panetterie, macellerie, pescherie, drogherie, vinerie, salsamenterie, caffetterie e case.
Trecento ettari di città antica, uno dei più pregiati e più vivacemente vissuti centri storici d’Europa, fatto di straordinari pezzi unici (come le mura urbiche fortificate, le chiese, i palazzi, le torri e le fontane) nonché di un lussureggiante campionario di architetture minori medioevali, rinascimentali, barocche e neoclassiche, tutto questo è adesso un immenso cimitero, disabitato, muto, polveroso, reso inaccessibile dalla vigilanza che l’Esercito prudentemente assicura 24 ore su 24 presso ogni via d’accesso.
Non c’è un solo precedente nella storia d’Italia della necessità di sigillare un’intera città. Non era accaduto a Messina nel 1908, tanto meno dopo i più recenti disastri del Friuli, dell’Irpinia, delle Marche e dell’Umbria. Invece, all’Aquila accade dal 6 Aprile.
Ho parlato con molti ufficiali dell’impareggiabile corpo dei Vigili del Fuoco provenienti da diverse parti d’Italia: tutti, dicono di non essersi mai trovati in mezzo a una catastrofe altrettanto raccapricciante, né in Friuli, né in Umbria, né altrove.
Col chiamarlo “dell’Abruzzo”, non solo si è predisposto il terreno per le prossime manovre clientelari ma si è voluto minimizzare l’entità del “Terremoto dell’Aquila” e edulcorarne la gravità: un sisma distribuito su un’area vasta suscita minori apprensioni e facilita lo Stato nel far beneficenza piuttosto che giustizia. Ma, non bastava. Le informazioni sulle rilevazioni dei sismografi sono state fin da subito manipolate per accreditare una magnitudo inferiore a quella effettiva. Nel sito internet del Geological Survey del governo degli Stati Uniti, chiunque può leggere che il terremoto del 6 Aprile è stimato in gradi 6.3 della Scala Richter e che la fonte dell’informazione è l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Quest’ultimo, invece, nel suo sito indica la magnitudo in 5.8.
Nasce così la cinica opera architettata contro gli aquilani e contro gli altri abruzzesi, perché un sisma di grado inferiore al 6 viene considerato al di sotto dei livelli di notevole gravità e dunque aiuterebbe l’erario a sottrarsi al dovere di finanziare integralmente la ricostruzione degli edifici pubblici come di quelli privati, il che è invece puntualmente avvenuto per il Friuli e per l’Umbria.
Per rafforzare questa cinica azione, è stata colta come cacio sui maccheroni l’opportunità di far passare per lazzaroni tutti gli aquilani, bollandoli come edificatori di una “città di carta”. Ottimi pretesti sono stati quelli offerti dai crolli della Casa dello Studente e dell’Ospedale San Salvatore, edifici nei quali s’è effettivamente dispiegata alla grande l’arte criminale di imprenditori, tecnici e collaudatori. Tuttavia, pur in presenza di numerosi altri casi di non dissimile sostanza delinquenziale, la generalizzazione è inammissibile, quanto lo è il sostenere che tutti i siciliani sono mafiosi. In realtà, non c’è niente di disonesto nella gran parte delle migliaia di edifici costruiti all’Aquila nell’arco di quasi otto secoli. In realtà, è il terremoto del 6 Aprile che ha agito con inaudita violenza, sebbene questa verità venga nascosta e negata affinché tutti i Ponzio Pilato di turno possano allegramente lavarsi le mani nell’abbandonare L’Aquila e gli aquilani al loro destino di morte.
Casi-simbolo dell’effettivo stato delle cose avrebbero dovuto essere quelli che invece sono stati accuratamente oscurati: il Forte Spagnolo e l’Hotel Duca degli Abruzzi. La fortezza era una macchina architettonica di rara perfezione, massiccia come una montagna, che per mezzo millennio aveva resistito indenne a qualsiasi aggressione, umana e naturale, ivi compreso il terremoto dal quale la città era stata distrutta nel 1703. L’albergo era stato costruito al di sopra d’ogni sospetto di ladrocinio: fatto negli anni Settanta non su commissione di terzi ma quale duraturo investimento in proprio da parte di una dinastia di costruttori d’inviolata reputazione internazionale. Orribilmente sconquassato il primo, sventrato come un pollastro il secondo. Bisognava documentare e documentarsi, bisognava porsi domande e cercare risposte, di fronte a questi casi che solo un’inusitata violenza sismica può spiegare.
Invece, è stato assai più comodo versare e indurre lacrime rassicuranti facendo folklore dei poveri morti sepolti sotto le macerie e della dignitosa sofferenza dei sopravvissuti. Molto comodo: compiangere i morti, predicare solidarietà, invocare coraggio, auspicare rinascita, promettere di tutto e di più, spandere baci e abbracci e poi procedere serenamente verso il prossimo party all’ambasciata di Chissadove.
Dopo il disastro del 1703, i reggitori del Comune alzarono baracche davanti il municipio distrutto e lì seguitarono a lavorare tra e per i concittadini, respinsero senza se e senza ma la pretesa del governo centrale (che allora abitava a Napoli) di trasferire baracca e burattini in una “new town” e avviarono immediatamente la ricostruzione, chiamando fior di architetti e capimastri da Roma e da Napoli per restaurare il salvabile e fare ex novo, senza stravolgere la struttura urbana antica, tutto ciò che non riusciva a stare in piedi.
Oggi, ormai a un mese da quella tragica notte, tutto tace. 35.000 persone sopravvivono nelle tendopoli senza la minima idea di dove approderanno al prossimo profilarsi del gelido inverno aquilano. 30.000 persone coltivano l’illusione di un’eterna vacanza negli alberghi della riviera che stanno per metterle alla porta. Ovunque, il cibo e il vestiario messi a disposizione incessantemente e con estrema larghezza spandono la suggestione di un’affettuosa e sempiterna sollecitudine governativa.
Ci sono tanti edifici scolastici perfettamente agibili, ma bambini e ragazzi vengono obbligati all’alienante solitudine offerta da tendopoli e alberghi. Giganteschi complessi del tutto sicuri, come la Scuola della Guardia di Finanza, la Scuola Reiss Romoli, la Caserma Rossi, la Caserma Pasquali, etc., potrebbero accogliere le strutture universitarie e ospedaliere che sono l’unica certezza di futuro e che invece vengono smembrate e dirottate verso città da cui mai faranno ritorno.
Il governo partorisce il decreto-legge n. 39 che racconta un’incomprensibile favola di aiuti, provvidenze, benefici, esenzioni e quant’altro, concessi non si sa a chi, finanziati non si sa con cosa, acquisibili non si sa come. Uniche certezze: i quattro soldi messi veramente in campo verranno spremuti dai bilanci dello Stato col contagocce, da qui fino al 2032 e verranno manovrati dalle banche e da fantomatiche spa gravitanti intorno al Ministero del Tesoro. Insomma, i terremotati verranno spinti a indebitarsi per ricostruire le case e, una volta impossibilitati a pagare i mutui, perderanno le proprietà. Nel frattempo, la città sarà diventata una nuova attrazione turistica: gli spot della tv diranno “Visitate la più grande città morta del mondo”.
Hanno costretto i Vigili del Fuoco a uno spettacolare salvataggio di quattro barattoli d’ottone spacciati per “Tesoro della Cattedrale”, ma nessuno ha mosso un dito per tirar fuori dalle macerie le centinaia di migliaia di libri e documenti che nella Biblioteca Provinciale e nell’Archivio di Stato assicuravano la memoria, l’identità e la civica dignità della città che non c’è più.
Fosse stato il “Terremoto dell’Aquila”, le tv e gli inviati piovuti da ogni dove nei primi giorni del terremoto avrebbero impressionato il mondo intero e probabilmente avrebbero fatto affluire quegli enormi aiuti necessari per rifare una città come L’Aquila. Nel prossimo futuro, forse un po’ di chiese e palazzi verranno restaurati: solitari, essi si staglieranno come fantasmi tra le rovine di una città che non c’è più.
Errico Centofanti
-----------------------------------
Errico Centofanti, giornalista e scrittore, è stato uno dei fondatori del Teatro Stabile dell’Aquila, che poi ha diretto per vent’anni. Autore di numerosi libri di ambientazione storico-letteraria, è stato direttore artistico dei festivals “Urbino Rinascimenti”, “Castel dei Mondi” di Andria e “Le Stelle della Grangia” dell’Abbazia di Fossanova nonché del settore spettacolo per il Settembre Dantesco di Ravenna. Negli anni Settanta è stato consigliere e assessore al Comune dell’Aquila.
Lunedì 6 Aprile 2009 alle 3.32, un terremoto di inaudita violenza ha devastato la città dell’Aquila e decine di borghi della fascia pedemontana meridionale del Gran Sasso d’Italia, ha ucciso 300 persone, ne ha ferito 1.500 e per oltre 65.000 ha reso necessario il ricorso a alloggi di fortuna. Il Terremoto dell’Aquila, che fin dal 13 Dicembre è stato preceduto da centinaia di scosse minori, ha causato la più vasta e radicale distruzione di un’importante città antica dopo quella del Terremoto di Lisbona risalente al 1755.
Sono questi i termini in cui la notizia avrebbe dovuto fare correttamente il giro del mondo, affinché la tragedia verificatasi potesse trovare un’appropriata rappresentazione nonché il presupposto per un suo adeguato risarcimento materiale. Le cose, invece, sono andate diversamente e il terrificante colpo inferto il 6 Aprile da Madre Terra è diventato quasi niente rispetto alle catastrofi successivamente provocate da inettitudine, incompetenza, cinismo e cupidigia di pubblici reggitori, mass-media e registi del più spregiudicato affarismo.
La prima catastrofe, sotto l’apparenza di una stupida sottigliezza, scaturisce da un dirompente sovvertimento della realtà. “Terremoto dell’Abruzzo” si è messo a credere, invece di “Terremoto dell’Aquila”: un flusso di disinformazione miope e irresponsabile che, mirando ai vantaggi ricavabili da una futura gestione clientelare a pioggia dei fondi per la ricostruzione, ha minimizzato la portata degli atroci danni subiti dall’Aquila e ha duramente danneggiato le migliaia di imprenditori e lavoratori di quell’industria turistica che costituisce la spina dorsale dell’intera economia abruzzese.
Vaste distruzioni e tante vittime nelle frazioni e nei comuni intorno all’Aquila: le vite perdute e le sofferenze passate presenti e future sono irreparabili, ma case, stalle, opifici e botteghe si possono rifare. Quella subita dal centro storico dell’Aquila, invece, è un’irreparabile ferita mortale. All’Aquila, quanto non è crollato il 6 Aprile seguita a rovinare a terra per effetto delle forti scosse che ogni giorno ancora vanno susseguendosi, quel che non è ridotto in macerie appare lesionato e squarciato senza speranza di risanamento, tutte le attività istituzionali, economiche, culturali e di semplice vita quotidiana sono estinte. Nessuno può più abitare e lavorare lì, dove ogni muro che sta in piedi minaccia di afflosciarsi da un momento all’altro, dove regna il funebre silenzio dell’immobilità, dove stagna il fetore asfissiante emanato dalle derrate marcescenti sepolte sotto quelli che furono ristoranti, bar, pubs, pizzerie, trattorie, pasticcerie, panetterie, macellerie, pescherie, drogherie, vinerie, salsamenterie, caffetterie e case.
Trecento ettari di città antica, uno dei più pregiati e più vivacemente vissuti centri storici d’Europa, fatto di straordinari pezzi unici (come le mura urbiche fortificate, le chiese, i palazzi, le torri e le fontane) nonché di un lussureggiante campionario di architetture minori medioevali, rinascimentali, barocche e neoclassiche, tutto questo è adesso un immenso cimitero, disabitato, muto, polveroso, reso inaccessibile dalla vigilanza che l’Esercito prudentemente assicura 24 ore su 24 presso ogni via d’accesso.
Non c’è un solo precedente nella storia d’Italia della necessità di sigillare un’intera città. Non era accaduto a Messina nel 1908, tanto meno dopo i più recenti disastri del Friuli, dell’Irpinia, delle Marche e dell’Umbria. Invece, all’Aquila accade dal 6 Aprile.
Ho parlato con molti ufficiali dell’impareggiabile corpo dei Vigili del Fuoco provenienti da diverse parti d’Italia: tutti, dicono di non essersi mai trovati in mezzo a una catastrofe altrettanto raccapricciante, né in Friuli, né in Umbria, né altrove.
Col chiamarlo “dell’Abruzzo”, non solo si è predisposto il terreno per le prossime manovre clientelari ma si è voluto minimizzare l’entità del “Terremoto dell’Aquila” e edulcorarne la gravità: un sisma distribuito su un’area vasta suscita minori apprensioni e facilita lo Stato nel far beneficenza piuttosto che giustizia. Ma, non bastava. Le informazioni sulle rilevazioni dei sismografi sono state fin da subito manipolate per accreditare una magnitudo inferiore a quella effettiva. Nel sito internet del Geological Survey del governo degli Stati Uniti, chiunque può leggere che il terremoto del 6 Aprile è stimato in gradi 6.3 della Scala Richter e che la fonte dell’informazione è l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Quest’ultimo, invece, nel suo sito indica la magnitudo in 5.8.
Nasce così la cinica opera architettata contro gli aquilani e contro gli altri abruzzesi, perché un sisma di grado inferiore al 6 viene considerato al di sotto dei livelli di notevole gravità e dunque aiuterebbe l’erario a sottrarsi al dovere di finanziare integralmente la ricostruzione degli edifici pubblici come di quelli privati, il che è invece puntualmente avvenuto per il Friuli e per l’Umbria.
Per rafforzare questa cinica azione, è stata colta come cacio sui maccheroni l’opportunità di far passare per lazzaroni tutti gli aquilani, bollandoli come edificatori di una “città di carta”. Ottimi pretesti sono stati quelli offerti dai crolli della Casa dello Studente e dell’Ospedale San Salvatore, edifici nei quali s’è effettivamente dispiegata alla grande l’arte criminale di imprenditori, tecnici e collaudatori. Tuttavia, pur in presenza di numerosi altri casi di non dissimile sostanza delinquenziale, la generalizzazione è inammissibile, quanto lo è il sostenere che tutti i siciliani sono mafiosi. In realtà, non c’è niente di disonesto nella gran parte delle migliaia di edifici costruiti all’Aquila nell’arco di quasi otto secoli. In realtà, è il terremoto del 6 Aprile che ha agito con inaudita violenza, sebbene questa verità venga nascosta e negata affinché tutti i Ponzio Pilato di turno possano allegramente lavarsi le mani nell’abbandonare L’Aquila e gli aquilani al loro destino di morte.
Casi-simbolo dell’effettivo stato delle cose avrebbero dovuto essere quelli che invece sono stati accuratamente oscurati: il Forte Spagnolo e l’Hotel Duca degli Abruzzi. La fortezza era una macchina architettonica di rara perfezione, massiccia come una montagna, che per mezzo millennio aveva resistito indenne a qualsiasi aggressione, umana e naturale, ivi compreso il terremoto dal quale la città era stata distrutta nel 1703. L’albergo era stato costruito al di sopra d’ogni sospetto di ladrocinio: fatto negli anni Settanta non su commissione di terzi ma quale duraturo investimento in proprio da parte di una dinastia di costruttori d’inviolata reputazione internazionale. Orribilmente sconquassato il primo, sventrato come un pollastro il secondo. Bisognava documentare e documentarsi, bisognava porsi domande e cercare risposte, di fronte a questi casi che solo un’inusitata violenza sismica può spiegare.
Invece, è stato assai più comodo versare e indurre lacrime rassicuranti facendo folklore dei poveri morti sepolti sotto le macerie e della dignitosa sofferenza dei sopravvissuti. Molto comodo: compiangere i morti, predicare solidarietà, invocare coraggio, auspicare rinascita, promettere di tutto e di più, spandere baci e abbracci e poi procedere serenamente verso il prossimo party all’ambasciata di Chissadove.
Dopo il disastro del 1703, i reggitori del Comune alzarono baracche davanti il municipio distrutto e lì seguitarono a lavorare tra e per i concittadini, respinsero senza se e senza ma la pretesa del governo centrale (che allora abitava a Napoli) di trasferire baracca e burattini in una “new town” e avviarono immediatamente la ricostruzione, chiamando fior di architetti e capimastri da Roma e da Napoli per restaurare il salvabile e fare ex novo, senza stravolgere la struttura urbana antica, tutto ciò che non riusciva a stare in piedi.
Oggi, ormai a un mese da quella tragica notte, tutto tace. 35.000 persone sopravvivono nelle tendopoli senza la minima idea di dove approderanno al prossimo profilarsi del gelido inverno aquilano. 30.000 persone coltivano l’illusione di un’eterna vacanza negli alberghi della riviera che stanno per metterle alla porta. Ovunque, il cibo e il vestiario messi a disposizione incessantemente e con estrema larghezza spandono la suggestione di un’affettuosa e sempiterna sollecitudine governativa.
Ci sono tanti edifici scolastici perfettamente agibili, ma bambini e ragazzi vengono obbligati all’alienante solitudine offerta da tendopoli e alberghi. Giganteschi complessi del tutto sicuri, come la Scuola della Guardia di Finanza, la Scuola Reiss Romoli, la Caserma Rossi, la Caserma Pasquali, etc., potrebbero accogliere le strutture universitarie e ospedaliere che sono l’unica certezza di futuro e che invece vengono smembrate e dirottate verso città da cui mai faranno ritorno.
Il governo partorisce il decreto-legge n. 39 che racconta un’incomprensibile favola di aiuti, provvidenze, benefici, esenzioni e quant’altro, concessi non si sa a chi, finanziati non si sa con cosa, acquisibili non si sa come. Uniche certezze: i quattro soldi messi veramente in campo verranno spremuti dai bilanci dello Stato col contagocce, da qui fino al 2032 e verranno manovrati dalle banche e da fantomatiche spa gravitanti intorno al Ministero del Tesoro. Insomma, i terremotati verranno spinti a indebitarsi per ricostruire le case e, una volta impossibilitati a pagare i mutui, perderanno le proprietà. Nel frattempo, la città sarà diventata una nuova attrazione turistica: gli spot della tv diranno “Visitate la più grande città morta del mondo”.
Hanno costretto i Vigili del Fuoco a uno spettacolare salvataggio di quattro barattoli d’ottone spacciati per “Tesoro della Cattedrale”, ma nessuno ha mosso un dito per tirar fuori dalle macerie le centinaia di migliaia di libri e documenti che nella Biblioteca Provinciale e nell’Archivio di Stato assicuravano la memoria, l’identità e la civica dignità della città che non c’è più.
Fosse stato il “Terremoto dell’Aquila”, le tv e gli inviati piovuti da ogni dove nei primi giorni del terremoto avrebbero impressionato il mondo intero e probabilmente avrebbero fatto affluire quegli enormi aiuti necessari per rifare una città come L’Aquila. Nel prossimo futuro, forse un po’ di chiese e palazzi verranno restaurati: solitari, essi si staglieranno come fantasmi tra le rovine di una città che non c’è più.
Errico Centofanti
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Errico Centofanti, giornalista e scrittore, è stato uno dei fondatori del Teatro Stabile dell’Aquila, che poi ha diretto per vent’anni. Autore di numerosi libri di ambientazione storico-letteraria, è stato direttore artistico dei festivals “Urbino Rinascimenti”, “Castel dei Mondi” di Andria e “Le Stelle della Grangia” dell’Abbazia di Fossanova nonché del settore spettacolo per il Settembre Dantesco di Ravenna. Negli anni Settanta è stato consigliere e assessore al Comune dell’Aquila.
Vittoria 20.07.2009
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- vassliss
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
STARLA quanto di vero c'è nelle tue parole...e quanta rabbia mi monta dentro quando penso a quei poveretti nelle tende, che oltre ad avere perso tutto (casa, affetti, ricordi) si vedono prendere in giro così spudoratamente.... 

- anya
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
ECCO IL TESTO CHE 50 BIG DELLA MUSICA ITALIANO CANTANO X AIUTARE LA POPOLAZIONE DELL'ABRUZZO....
Domani 21/04/09
Tra le nuvole e i sassi/ passano i sogni di tutti
passa il sole ogni giorno/ senza mai tardare.
Dove sarò domani?
Dove sarò?
Tra le nuvole e il mare/ c’è una stazione di posta
uno straccio di stella messa lì a consolare
sul sentiero infinito
del maestrale
Day by day
Day by day
hold me/ shine on me.
shine on me
Day by day save me shine on me
Ma domani, domani,/ domani, lo so
Lo so che si passa il confine,
E di nuovo la vita
sembra fatta per te
e comincia
domani
domani è già qui
Estraggo un foglio nella risma nascosto
scrivo e non riesco forse perché il sisma m’ha scosso
Ogni vita che salvi, ogni pietra che poggi, fa pensare a domani ma puoi farlo solo oggi
e la vita la vita si fa grande così
e comincia domani
Tra le nuvole e il mare si può fare e rifare
con un pò di fortuna
si può dimenticare.
Dove sarò domani? Dove sarò?
oh oh oh
Dove sarò domani che ne sarà dei miei sogni infranti, dei miei piani/ Dove sarò domani, tendimi le mani, tendimi le mani
Tra le nuvole e il mare
si può andare e andare
sulla scia delle navi
di là del temporale
e qualche volta si vede
domani
una luce di prua
e qualcuno grida: Domani
Come l’aquila che vola
libera tra il cielo e i sassi siamo sempre diversi e siamo sempre gli stessi
hai fatto il massimo e il massimo non è bastato e non sapevi piangere e adesso
che hai imparato non bastano le lacrime ad impastare il calcestruzzo
eccoci qua cittadini d’Abruzzo
e aumentano d’intensità le lampadine una frazione di
secondo prima della fine e la tua mamma,
la tua patria da ricostruire,
comu le scole, le case e specialmente lu core
e puru nu postu cu facimu l’amore
non siamo così soli
a fare castelli in aria
non siamo così soli
sulla stessa barca
non siamo così soli
a fare castelli in aria
non siamo così soli
a stare bene in Italia
sulla stessa barca
a immaginare un nuovo giorno in Italia
Tra le nuvole e il mare si può andare, andare
Sulla scia delle navi di là dal temporale
Qualche volta si vede una luce di prua e qualcuno grida, domani
Non siamo così soli
Domani è già qui
Domani è già qui
Ma domani domani, domani lo so, lo so, che si passa il confine
E di nuovo la vita sembra fatta per te e comincia domani
Tra le nuvole e il mare, si può fare e rifare
Con un pò di fortuna si può dimenticare
E di nuovo la vita, sembra fatta per te
E comincia
(coro finale)
domani
E domani domani, domani lo so
Lo so che si passa il confine
E di nuovo la vita sembra fatta per te
E comincia domani
Domani è già qui, domani è già qui
Domani 21/04/09
Tra le nuvole e i sassi/ passano i sogni di tutti
passa il sole ogni giorno/ senza mai tardare.
Dove sarò domani?
Dove sarò?
Tra le nuvole e il mare/ c’è una stazione di posta
uno straccio di stella messa lì a consolare
sul sentiero infinito
del maestrale
Day by day
Day by day
hold me/ shine on me.
shine on me
Day by day save me shine on me
Ma domani, domani,/ domani, lo so
Lo so che si passa il confine,
E di nuovo la vita
sembra fatta per te
e comincia
domani
domani è già qui
Estraggo un foglio nella risma nascosto
scrivo e non riesco forse perché il sisma m’ha scosso
Ogni vita che salvi, ogni pietra che poggi, fa pensare a domani ma puoi farlo solo oggi
e la vita la vita si fa grande così
e comincia domani
Tra le nuvole e il mare si può fare e rifare
con un pò di fortuna
si può dimenticare.
Dove sarò domani? Dove sarò?
oh oh oh
Dove sarò domani che ne sarà dei miei sogni infranti, dei miei piani/ Dove sarò domani, tendimi le mani, tendimi le mani
Tra le nuvole e il mare
si può andare e andare
sulla scia delle navi
di là del temporale
e qualche volta si vede
domani
una luce di prua
e qualcuno grida: Domani
Come l’aquila che vola
libera tra il cielo e i sassi siamo sempre diversi e siamo sempre gli stessi
hai fatto il massimo e il massimo non è bastato e non sapevi piangere e adesso
che hai imparato non bastano le lacrime ad impastare il calcestruzzo
eccoci qua cittadini d’Abruzzo
e aumentano d’intensità le lampadine una frazione di
secondo prima della fine e la tua mamma,
la tua patria da ricostruire,
comu le scole, le case e specialmente lu core
e puru nu postu cu facimu l’amore
non siamo così soli
a fare castelli in aria
non siamo così soli
sulla stessa barca
non siamo così soli
a fare castelli in aria
non siamo così soli
a stare bene in Italia
sulla stessa barca
a immaginare un nuovo giorno in Italia
Tra le nuvole e il mare si può andare, andare
Sulla scia delle navi di là dal temporale
Qualche volta si vede una luce di prua e qualcuno grida, domani
Non siamo così soli
Domani è già qui
Domani è già qui
Ma domani domani, domani lo so, lo so, che si passa il confine
E di nuovo la vita sembra fatta per te e comincia domani
Tra le nuvole e il mare, si può fare e rifare
Con un pò di fortuna si può dimenticare
E di nuovo la vita, sembra fatta per te
E comincia
(coro finale)
domani
E domani domani, domani lo so
Lo so che si passa il confine
E di nuovo la vita sembra fatta per te
E comincia domani
Domani è già qui, domani è già qui
LOMBARDINA ORGOGLIONA ®
La mamma è la cosa più importante. Figurati la nonna che è una mamma alla seconda
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- Savina
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
♥ Savina, Gionata, Angelo, Matteo e un piccolo cuoricino che batte tra gli angeli... Piccolino farai sempre parte di me... ♥
- Tiz71
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
I giocatori del Milan hanno comprato 10 prefabbricati in legno di cui il primo dovrebbe essere costruito tra circa 15 giorni per i terremotati ne parlavano ieri a Striscia e continueranno la raccolta fondi.
Valentina 10/09/07
LOMBARDINA ORGOGLIONA ®
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- grafab2001
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
Bella la canzone
poi parte del ricavato andrà alla ricostruzione del Conservatorio dell'Aquila, dove a settembre scorso ho dato l'esame di teoria e solfeggio
che tristezza pensare che quel posto ora non esiste praticamente più....ci volevo dare anche l'esame di canto, ma non è + possibile ormai...
ad ogni modo, anche io ho contribuito alla ricostruzione del conservatorio, donandogli il mio 5xmille 




- ely66
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- Iscritto il: 8 apr 2005, 22:00
Re: TERREMOTO ABRUZZO
non voglio sminuire niente e nessuno. e capisco bene che ci sia ancora dolore e paura e altro ancora.
però visto che si parte con le polemiche, vorrei far notare una cosa.
l'Aquila è stata distrutta dal terremoto, le scosse che stanno arrivando stanno demolendo case già lesionate e destinate ad essere abbattute.
in Irpinia e in Friuli, non è rimasto in piedi NIENTE. tabula rasa.
qui ne avete un'idea.
in un mese sono state fatte cose, ora se ci sono prove di ladrocinio o di appropriazione indebita, si denunciano.
invece di recriminare e sparare sulla croce rossa, si fanno le cose. si vedono furti? si denunciano.
lo faceva in friuli. e lo hanno ricostruito.
certo non in un mese, c'hanno messo 4 anni. ma l'hanno fatto.
i soldi delle donazioni mi sembra anche logico che non vengano versati a casaccio nelle mani di chiunque. saranno utilizzati in vari modi, presumo.
ora è il tempo di rimboccarsi le maniche, vigilare e lavorare. piattolare e piangersi addosso non serve a molto, ho visto gente intervistata nelle tendopoli che si dava da fare. e tanto anche, perchè rivogliono la loro casa le loro cose. quelli sono da ammirare e prendere come esempio. gente come winni e altri come lei sono da ammirare.
non chi sa aizzare e polemizzare.
altre cose mi sembra di tornare indietro di un mese quando "si poteva evitare il terremoto se si dava ascolto alle voci di piazza" bah.
dimenticavo, quando si riportano cose magari anche coperte da copyright si cita la fonte, non basta chi l'ha scritto.
però visto che si parte con le polemiche, vorrei far notare una cosa.
l'Aquila è stata distrutta dal terremoto, le scosse che stanno arrivando stanno demolendo case già lesionate e destinate ad essere abbattute.
in Irpinia e in Friuli, non è rimasto in piedi NIENTE. tabula rasa.
qui ne avete un'idea.
in un mese sono state fatte cose, ora se ci sono prove di ladrocinio o di appropriazione indebita, si denunciano.
invece di recriminare e sparare sulla croce rossa, si fanno le cose. si vedono furti? si denunciano.
lo faceva in friuli. e lo hanno ricostruito.
certo non in un mese, c'hanno messo 4 anni. ma l'hanno fatto.
i soldi delle donazioni mi sembra anche logico che non vengano versati a casaccio nelle mani di chiunque. saranno utilizzati in vari modi, presumo.
ora è il tempo di rimboccarsi le maniche, vigilare e lavorare. piattolare e piangersi addosso non serve a molto, ho visto gente intervistata nelle tendopoli che si dava da fare. e tanto anche, perchè rivogliono la loro casa le loro cose. quelli sono da ammirare e prendere come esempio. gente come winni e altri come lei sono da ammirare.
non chi sa aizzare e polemizzare.
altre cose mi sembra di tornare indietro di un mese quando "si poteva evitare il terremoto se si dava ascolto alle voci di piazza" bah.
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Gaia,il soffio della mia vita è arrivata il 12 agosto 2003 I bambini devono essere felici, non farci felici
Non avere paura di essere solo. Le aquile volano sole, i piccioni volano in gruppo (prov. Lakota)
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
Winny oggi ti ho spedito 2 pacchi, uno con roba per l'igiene e l'altro col vestiario 

L'unica cosa importante quando ce ne andremo, saranno le tracce d'amore che avremo lasciato 13/06/2011
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
grazie ely...ma non c'è nulla da ammirare in quello che faccio...vorrei poter andare io li...dove sono cresciuta, dove ho vissuto anni meravigliosi, ma presa dalle tante cose che ho da fare non riesco a cacciare un giorno per prendere e partire.....e forse motivo più importante e grande ho tanta paura a varcare quella porta che non c'è più....paura di non riconoscere i luoghi della spensieratezza, del divertimento, quello vero, quello dei 20 anni, quello con gli amici di sempre......quella voglia di fare che alle tre di notte dopo una partita a trivial ti faceva dire "andiamo a prendere un caffè a roma" e si partiva in 2/3 macchine....per poi tornare distrutti alle 10 di mattina, mettersi due panni e andare a dormire in classe a lezione.....le pizze con gli amici e le feste alcoliche dove a giro puntualmente qualche vicino chiamava la polizia per il troppo casino e ci facevano lasciare le case....le passeggiate a -10 di sera quando non c'è un anima in giro con mimmo che urlava "vi prego uscite, vivete" e il ritrovo al boss dove un bicchiere di vino costava 500 lire....bella l'aquila mia...bella
mi rendo conto che l'irpinia io non l'ho vissuta e probabilmente non ho vissuto nemmeno assisi o la tragedia dell'asilo....l'ho guardata quello si, avrò anche pianto...ma non l'ho vissuta
questo terremoto si....l'ho vissuto le settimane prima quando il figlio di massimo ci chiamava per dirci che c'era stato il terremoto, e noi ad implorarlo di tornare...quando a tavola ridendo gli dicevo "sta attento che la leggenda vuole che l'aquila sprofondi nel nulla per mezzo di un terremoto"...quando quella notte una volta finita la scossa abbiamo guardato fuori in direzione l'aquila e abbiamo detto "se ne è calata"
l'ho vissuta perchè era la mia l'aquila e un sentimento tanto forte mi lega a lei
capisco chi ha paura che tutto ciò che si sta facendo venga disperso per cavilli burocratici, che ci si attacchi ai se e ai ma....che si piangano i morti e ci si chieda se sotto le macerie ce ne siano tanti altri abbandonati li e non richiesti...
capisco la polemica sul come fare
capisco l'ansia di chi conosce il freddo dell'aquila e dice per settembre dovete rimetterci dentro le case
capisco la paura che pervade l'animo di queste persone, devastate non dal sisma...ma dall'incertezza del domani...gente fondamentalmente ricca....materialmente parlando, che adesso non ha più nulla e cerca panni alla caritas
questa era gente ricca....se succedesse a me che a malapena rimango a galla nella difficoltà probabilmente non mi dispererei più di tanto..povera prima povera dopo;ma chi aveva 3/4 case, affittate tutto l'anno, magari due lavori e un pezzo di campagna adesso non ha più nulla....e passare da ricco a nullatenente deve spaventare molto....
e la paura spinge a dire "ca***te" scusate il termine
lo stiamo vedendo tutti cosa è oggi l'aquila...è vero per ora ci sono le tendopoli e ancora tutte le maceria da raccogliere..è chiaro che non si vedano nuove palazzine ergersi in mezzo ai detriti lasciati da quelle crollate...si deve prima pulire e poi pensare a come ricostruire e tutto ciò comporta dei tempi tecnici non indifferenti...però è anche vero che si sono mobilitati tutti per far si che questo avvenga presto, o per lo meno il prima possibile...ce lo auguriamo tutti di non dover più portare pacchi di vestiti, di vedere spuntare la prima casa, di sapere cosa dovranno fare i "nostri" figli che studiavano a l'aquila e ora hanno il "futuro" bloccato, misto alla paura di dover tornare su a fare almeno gli esami...in tenda...
ce lo auguriamo tutti che non si faccia sciacallaggio....ma da una parte mi vien da dire.....male non ci è andata...in irpinia alcuni sono ancora in container....ci sono stati 1000 morti, la scossa è durata 60 secondi...erano gli anni 80, non c'era l'organizzazione che c'è oggi...insomma nel male tanto male non ci è andata...
un solo pensiero mi assilla.....conoscendo l'italia e l'organizzazione dell'italia io sono convinta che se l'aspettassero che qualcosa sarebbe successo, non dico nell'aquilano, ma in tutta l'area li intorno...io dico voce fuori campo che i soccorritori sono arrivati troppo velocemente...secondo me era tutto pronto per partire nel momento in cui ci sarebbe stata l'emergenza....non so ma dalle prime immagini che ho visto ho pensato questo, mentre c'è chi si lamenta che i soccorsi sono arrivati lentamente....
scossa alle 3.32, alle 6 prime immagini con soccorritori già al lavoro e in autostrada saputo da chi è corso a prendersi i figli colonne di mezzi che salivano a l'aquila già alle 4 di mattina.....
reazione troppo veloce per non essere già stata preparata secondo me....
scusate ho scritto un papiro per non dire nulla praticamente....
mi rendo conto che l'irpinia io non l'ho vissuta e probabilmente non ho vissuto nemmeno assisi o la tragedia dell'asilo....l'ho guardata quello si, avrò anche pianto...ma non l'ho vissuta
questo terremoto si....l'ho vissuto le settimane prima quando il figlio di massimo ci chiamava per dirci che c'era stato il terremoto, e noi ad implorarlo di tornare...quando a tavola ridendo gli dicevo "sta attento che la leggenda vuole che l'aquila sprofondi nel nulla per mezzo di un terremoto"...quando quella notte una volta finita la scossa abbiamo guardato fuori in direzione l'aquila e abbiamo detto "se ne è calata"
l'ho vissuta perchè era la mia l'aquila e un sentimento tanto forte mi lega a lei
capisco chi ha paura che tutto ciò che si sta facendo venga disperso per cavilli burocratici, che ci si attacchi ai se e ai ma....che si piangano i morti e ci si chieda se sotto le macerie ce ne siano tanti altri abbandonati li e non richiesti...
capisco la polemica sul come fare
capisco l'ansia di chi conosce il freddo dell'aquila e dice per settembre dovete rimetterci dentro le case
capisco la paura che pervade l'animo di queste persone, devastate non dal sisma...ma dall'incertezza del domani...gente fondamentalmente ricca....materialmente parlando, che adesso non ha più nulla e cerca panni alla caritas
questa era gente ricca....se succedesse a me che a malapena rimango a galla nella difficoltà probabilmente non mi dispererei più di tanto..povera prima povera dopo;ma chi aveva 3/4 case, affittate tutto l'anno, magari due lavori e un pezzo di campagna adesso non ha più nulla....e passare da ricco a nullatenente deve spaventare molto....
e la paura spinge a dire "ca***te" scusate il termine
lo stiamo vedendo tutti cosa è oggi l'aquila...è vero per ora ci sono le tendopoli e ancora tutte le maceria da raccogliere..è chiaro che non si vedano nuove palazzine ergersi in mezzo ai detriti lasciati da quelle crollate...si deve prima pulire e poi pensare a come ricostruire e tutto ciò comporta dei tempi tecnici non indifferenti...però è anche vero che si sono mobilitati tutti per far si che questo avvenga presto, o per lo meno il prima possibile...ce lo auguriamo tutti di non dover più portare pacchi di vestiti, di vedere spuntare la prima casa, di sapere cosa dovranno fare i "nostri" figli che studiavano a l'aquila e ora hanno il "futuro" bloccato, misto alla paura di dover tornare su a fare almeno gli esami...in tenda...
ce lo auguriamo tutti che non si faccia sciacallaggio....ma da una parte mi vien da dire.....male non ci è andata...in irpinia alcuni sono ancora in container....ci sono stati 1000 morti, la scossa è durata 60 secondi...erano gli anni 80, non c'era l'organizzazione che c'è oggi...insomma nel male tanto male non ci è andata...
un solo pensiero mi assilla.....conoscendo l'italia e l'organizzazione dell'italia io sono convinta che se l'aspettassero che qualcosa sarebbe successo, non dico nell'aquilano, ma in tutta l'area li intorno...io dico voce fuori campo che i soccorritori sono arrivati troppo velocemente...secondo me era tutto pronto per partire nel momento in cui ci sarebbe stata l'emergenza....non so ma dalle prime immagini che ho visto ho pensato questo, mentre c'è chi si lamenta che i soccorsi sono arrivati lentamente....
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reazione troppo veloce per non essere già stata preparata secondo me....
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scimmietta-vim-scontrinata® desaparecida
e rideremo ancora, come sempre come ora gli angeli vivono in cielo ma tu resta qua con me...pierdavide [/color][/i]
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
non ci sono parole
, solo chi l'ha vissuto puo' parlare, e tue parole sono davvero tristi. Vi sono vicina come posso 


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Re: TERREMOTO ABRUZZO
winni davvero mi spiace. e tanto.
per i soccorsi, oramai la preparazione è tale che in pochissimo mobilitano tante persone. quando è successo a Salò, a mezzanotte, alle 3 c'erano già i soccorsi mobilitati che transennavano e aiutavano gli sfollati.
qui da me, da quel giorno ci sono tre fuoristrada della protezione civile, sempre pronti. diciamo che nella sfortuna c'è stata la fortuna della prontezza dei soccorsi..
e spero che si rimetta in moto tutto velocemente. XX
per i soccorsi, oramai la preparazione è tale che in pochissimo mobilitano tante persone. quando è successo a Salò, a mezzanotte, alle 3 c'erano già i soccorsi mobilitati che transennavano e aiutavano gli sfollati.
qui da me, da quel giorno ci sono tre fuoristrada della protezione civile, sempre pronti. diciamo che nella sfortuna c'è stata la fortuna della prontezza dei soccorsi..
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
ely pensi che quello del 6 aprile sia stato molto diverso? purtroppo non si è registrato il boato, che immagino ci sia stato anche allora..
non so di dove sei, né se l'hai sentito di persona..
ho letto poco fa un articolo di Giuseppe Pietrobelli, giornalista del Gazzettino mi pare, che riporta: "Il rimpianto di Adriano Biasutti, che fu presidente della Regione Autonoma (Friuli), è grande: «Se il nostro modello fosse stato istituzionalizzato, oggi avremmo uno strumento in grado di dare prospettive alle popolazioni colpite dell’Abruzzo»."
ecco, questa è una cosa che oggi non ci va giù. Si sa che finché non capita di persona una disgrazia è difficile interessarsi fino a fondo di quelle degli altri, ma qui si parla di mancanze dello Stato.
Non si spara sulla croce rossa, indubbiamente la prima emergenza è stata gestita benissimo, ma si è perso molto tempo senza occuparsi di molti altri aspetti.
L'esodo dall'Aquila è già iniziato, ci sono intere famiglie senza stipendi da un mese (la mia compresa), che vivono con i pochi risparmi che erano riusciti a mettere da parte e che iniziano a scarseggiare. L'Aquila aveva pochissime fabbriche e pochissime medie aziende, che comunque stanno ripartendo da sole, e aveva invece moltissime piccole e piccolissime aziende, che non hanno ancora ben chiaro come pagare i propri dipendenti e si chiedono se riusciranno mai a ripartire. A L'Aquila c'erano centinaia tra ristoranti, pizzerie, bar, pub che sono crollati. Tutti quelli che ci lavoravano oggi cercano lavoro altrove per necessità perché non sono state suggerite altre alternative.
Si dimentica che gli sfollati sono più di 60mila, che anche chi ha la casa parzialmente agibile non sa quando potrà rientrare perché non esistono ancora ordinanze in merito alla ricostruzione.
Si dimentica che foto e video non rendono affatto una visione pura della verità. Se vedete mura di case in piedi dovete chiedervi come sono dentro quelle case.
Il palazzo dove abitavo io, a guardarlo da fuori, sembra tutto sommato in buono stato. Bene, io non entro nel mio appartamento dal 6 aprile, perché i vigili hanno dichiarato le scale e la struttura troppo insicura per una eventuale fuga improvvisa.
A noi un mese sembra un giorno e un giorno sembra un mese, ma pensate voi che avete ancora la cognizione del tempo quanti giorni formano un mese. Quanto di più sarebbe stato possibile fare? Gli aquilani hanno pazienza, si sa, e sono persone ragionevoli che non hanno mai chiesto la luna. Ma adesso le bugie pesano come macigni, credetemi. La burocrazia è lenta in ogni ambito, ma in questo caso non è concessa nessuna lentezza.
Vittoria 20.07.2009
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- grafab2001
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
ELY quello che dici è vero, ma leggevo proprio ieri sul sito della Repubblica che, in Irpinia ed in Friuli, le tendopoli sono durate meno di un mese, in quanto all'epoca lo Stato si è immediatamente mobilitato per fornire container e case prefabbricate, per permettere agli sfollati di vivere dignitosamente in attesa di ricostruire case nuove o di consolidare quelle vecchie, salvando il salvabile.
Stavolta invece, il Governo ha preso l'impegno di costruire nuove case e la famosa "new town" nel giro di 6 mesi, e, a prescindere se ce la farà o meno, le persone nelle tendopoli non ce la fanno già +, al mattino si gela e dopo 2 ore di sole sembra di stare in una sauna; in +, sotto le tende l'erba è cresciuta e con l'umidità è marcita, x cui vi potete immaginare la puzza di marcio che sprigionano.....
Quello che chiedono è di fuggire il prima possibile dalle tende, ed allora mi chiedo x quale motivo non attrezzare un'area con i prefabbricati? Boh....
Stavolta invece, il Governo ha preso l'impegno di costruire nuove case e la famosa "new town" nel giro di 6 mesi, e, a prescindere se ce la farà o meno, le persone nelle tendopoli non ce la fanno già +, al mattino si gela e dopo 2 ore di sole sembra di stare in una sauna; in +, sotto le tende l'erba è cresciuta e con l'umidità è marcita, x cui vi potete immaginare la puzza di marcio che sprigionano.....
Quello che chiedono è di fuggire il prima possibile dalle tende, ed allora mi chiedo x quale motivo non attrezzare un'area con i prefabbricati? Boh....

- grafab2001
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
Ah, e per quanto riguarda la prima emergenza, in realtà sembra che non sia stata gestita poi così bene, in quanto i primi soccorsi sono arrivati dopo le 6 del mattino, e cioè 3 ORE DOPO la terribile scossa. In più, L'Aquila, nonostante sia sempre stata una zona altamente sismica, non ha + da tempo un presidio della Protezione Civile, e questo ha contribuito ancora di + a rallentare i primi soccorsi.
- ely66
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
si l'ho sentito e bene. non ero in friuli, ma la nostra casa è stata sottoposta a verifiche all'epoca.
per quello che dici, si va bene.
ovvio che chi non ha nulla vuole che sia fatto in fretta, ma l'ha detto winni, non è che spostare tonnellate di macerie sia semplice. bisogna trovare anche i siti per il deposito delle macerie, servono camion, ruspe. insomma i tempi per fare le cose bene servono.
se sgarreranno potrete dare fondo alle denunce. francamente "rivoglio la mia casa, ora e subito" mi sembra un'utopia. se le case sono cadute ci saranno responsabili che pagheranno, ingegneri, architteti, imprese costruttrici e proprietari delle case. stanno facendo indagini no?
a che bugie ti riferisci? la gente s'è mobilitata, invia materiali e soldi.
soldi non alle famiglie direttamente certo, ma le sottoscrizioni raccolgono milioni di euro. che verranno distribuiti. con calma.
per quello che dici, si va bene.
ovvio che chi non ha nulla vuole che sia fatto in fretta, ma l'ha detto winni, non è che spostare tonnellate di macerie sia semplice. bisogna trovare anche i siti per il deposito delle macerie, servono camion, ruspe. insomma i tempi per fare le cose bene servono.
se sgarreranno potrete dare fondo alle denunce. francamente "rivoglio la mia casa, ora e subito" mi sembra un'utopia. se le case sono cadute ci saranno responsabili che pagheranno, ingegneri, architteti, imprese costruttrici e proprietari delle case. stanno facendo indagini no?
a che bugie ti riferisci? la gente s'è mobilitata, invia materiali e soldi.
soldi non alle famiglie direttamente certo, ma le sottoscrizioni raccolgono milioni di euro. che verranno distribuiti. con calma.
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- ely66
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
scusa grafab, tre ore dopo la scossa arrivano i soccorsi. ed è tanto?
secondo me non mettono i prefabbricati perchè in altri terremoti le chiamavano come? ricordi vero?? c'è gente che ci vive ancora nei prefabbricati.
come la giri, non andrà mai bene. chi vuole una cosa, chi un'altra, chi dice A e chi dice B.
io preferirei una casa in fango, piuttosto che un prefabbricato (li hai mai visti dentro? io si brrrrrrr)
secondo me non mettono i prefabbricati perchè in altri terremoti le chiamavano come? ricordi vero?? c'è gente che ci vive ancora nei prefabbricati.
come la giri, non andrà mai bene. chi vuole una cosa, chi un'altra, chi dice A e chi dice B.
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
container è la parola che ti sfuggiva ely????
⎝⏠⏝⏠⎠Chuck Norris non legge i libri. Li fissa fino a quando non ottiene le informazioni che gli servono⎝⏠⏝⏠⎠
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
EH...
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Re: TERREMOTO ABRUZZO
ely non ti capisco..ely66 ha scritto:si l'ho sentito e bene. non ero in friuli, ma la nostra casa è stata sottoposta a verifiche all'epoca.
per quello che dici, si va bene.
ovvio che chi non ha nulla vuole che sia fatto in fretta, ma l'ha detto winni, non è che spostare tonnellate di macerie sia semplice. bisogna trovare anche i siti per il deposito delle macerie, servono camion, ruspe. insomma i tempi per fare le cose bene servono.
se sgarreranno potrete dare fondo alle denunce. francamente "rivoglio la mia casa, ora e subito" mi sembra un'utopia. se le case sono cadute ci saranno responsabili che pagheranno, ingegneri, architteti, imprese costruttrici e proprietari delle case. stanno facendo indagini no?
a che bugie ti riferisci? la gente s'è mobilitata, invia materiali e soldi.
soldi non alle famiglie direttamente certo, ma le sottoscrizioni raccolgono milioni di euro. che verranno distribuiti. con calma.
a parte che nessuno ha detto "rivoglio la mia casa ora e subito", pensi che siamo tutti bambini di 3 anni?
la gente si è mobilitata e non l'ho nominata nell'ultimo post, ma sanno bene quanta gratitudine nutriamo nei loro confronti.
mi riferisco alle bugie che ci racconta la tv e che ci raccontano i politici di turno.
una sera promettono una cose, la mattina dopo dicono tutto il contrario..
secondo te con 150mila € si ricostruisce una casa?(e non è ancora chiaro questi 150mila chi li sborserà).
non scrivo per far polemica, scrivo per informarvi su cosa succede realmente tra chi ha vissuto il terremoto e ora vive SENZA UNA CASA, SENZA UN LAVORO e soprattutto SENZA UNA SCADENZA.
mi dispiace ma a farmi trattare da prepotente e polemica non ci sto.
Vittoria 20.07.2009
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