Il taglio cesareo era fissato per il 04 gennaio (per quel giorno oltre all’evento della tua nascita erano previste una serie di congiunzioni astrali tali da rendere la giornata veramente speciale: un’eclissi di sole parziale e il fatto che la terra fosse lontana dal sole come non lo era mai stata) .
Lo sapevamo da sempre che saresti nata con il cesareo, per tuo fratello Elia è stato lo stesso dopo 12 ore di travaglio… almeno questa volta mi sarei risparmiata i dolori del travaglio, per fortuna.
Tutti mi dicevano per scherzo che avrei stappato per l’ultimo dell’anno… il timore è stato tanto, ma superata la notte di San Silvestro ero tranquilla che sarei arrivata alla data stabilita.

E così è stato… il mattino di lunedì 3 gennaio i nonni sono venuti a prendere tuo fratello Elia che sarebbe stato da loro fino al giorno dopo… è stata tanta l’emozione nel lasciare Elia… e qualche lacrima è scesa non lo nego


Il babbo ci ha salutate poco dopo le 21, lo abbiamo accompagnato alla porta del reparto e una volta chiusa la mamma ha pianto… eravamo solo io e te…
Inutile dire che la notte è trascorsa insonne e anche con una certa fame (ma non potevo mangiare nulla, il digiuno era iniziato dopo una triste minestrina delle 19)… nelle altre stanze i bimbi piangevano e qualche donna si lamentava per i dolori del parto… io non ho fatto altro che pensare a te e al fatto che di lì a poche ore saresti stata tra le mie braccia…
Alle 5.30 l’infermiera è arrivata puntuale per il clistere…

Alle 7.00 mi confermano che sarei stata la prima dei tre cesarei… pertanto alle 8.45 mi avrebbero portato in sala operatoria… e lì ti avrei conosciuta amore mio!!! Alle 8.30 sarebbe arrivato il babbo per salutarci, ma poco prima delle 8.00 arrivano rapide due infermiere che mi dicono di spogliarmi, di mettere il camice perché saremmo andate in sala… io dico “Non posso… devo aspettare il marito! Avevate detto che saremmo andati in sala tra un’ora non adesso… non posso andare a partorire senza aver salutato mio marito” le infermiere si sono messe a ridere… non si poteva aspettare… chiamo Federico e gli dico di correre perché andavo in sala…
Mi sono preparata molto lentamente sotto lo sguardo un po’ innervosito delle infermiere… stavo guadagnando tempo ovviamente…

Ma ero pronta, salgo sulla barella e ancora babbo Federico non si vede… io mi sentivo molto triste… l’infermiera carinissima capisce la situazione e aspetta qualche minuto in corridoio ma poi mi dice che bisogna andare per forza, non si può più aspettare…
Varchiamo la porta della sala parto, ormai non posso più salutare il mio amore… attraversiamo il lungo corrido e poi varchiamo un’altra porta… ad un certo punto l’infermiera dice “Ma che fa quello nel corridoio? Ma non ha letto che non si può entrare?”… ferma ferma è mio marito…

Si entra… pronti attenti VIAAAAAAAAAAAAAA

Tutta la macchina operatoria si attiva: collocamento nel “comodo” lettino operatorio, attacco ai vari macchinari, arrivo dell’anestesista, anestesia spinale (veloce e indolore), grande caldo alle gambe e poi dalla pancia in giù non ho sentito più nulla… ecco che arriva la mia cara ginecologa Simona con il primario… saranno loro a farti uscire dalla mia pancia… si inizia… io comincio a sentirmi poco bene: giramento di testa, nausea e le voci sempre più lontane… erano gli effetti dell’anestesia… mi mettono un po’ di ossigeno, mi iniettano qualcosa in vena e tutto torna nella norma… dopo 10 minuti sento strattonare forte la pancia… l’anestesista mi accarezza la testa e mi dice “Sta per nascere…” ho guardato il monitor e i battiti del mio cuore hanno cominciato ad aumentare…anche se a me sembrava essersi fermato il cuore… sembrava che tutto intorno si fosse fermato… ti stavo conoscendo… stavi per uscire dalla mia pancia, dal tuo caldo e morbido nido che ti ha ospitata per 9 lunghi mesi… non mi sembrava vero… stavi per lasciare per sempre la mia pancia… ero felice ma al tempo stesso provavo già una profonda nostalgia… non ti avrei più sentita sgambettare dentro me… non avrei più sentito il tuo singhiozzo e tu… tu uscendo dalla mia pancia avresti avuto freddo, la luce ti avrebbe investito gli occhi, delle mani ti avrebbero presa, afferrata e fatte strane cose per te… piccolo dolce amore mio… sì, il tempo sembrava essersi fermato insieme al mio cuore… mentre pensavo queste cose… e quello che provavo in quel momento non si può descrivere… si può provare a farlo, ma le parole non sono sufficienti…
E alle 9.14, mentre fuori nel cielo la luna stava passando di fronte al sole oscurandolo, tu hai invece illuminato la sala con la tua bellezza e l’hai fatta vibrare con il tuo pianto che è stato da subito forte, come forte è stata la voracità con cui ti sei attaccata per la prima volta al mio seno poco dopo in stanza… mentre mi stavano ricucendo sei stata affidata al tuo babbo che ti ha amata da subito follemente…
Dopo un po’ è arrivato il tuo fratellone Elia… che tenero… da subito così sensibile, premuroso, affettuoso… mi ha veramente stupita… non credevo mai…

Ti ho amata da subito… ti ho tenuta vicina, attaccata al seno in ogni momento che volevi nei giorni di ricovero… sono stati bellissimi… nonostante la lontananza dai miei due uomini…
E adesso siamo a casa… siamo una famiglia al completo… sono felice, appagata, serena…
Amori miei grazie di esistere… vi amo…