Dopo un’altra attesa mi vede, guarda il tracciato e mi chiede se mi può visitare. Nel tracciato si evidenziano contrazioni regolari ogni 10 minuti (ma non dolorose), il collo dell’utero è morbido e pervio e ho qualche traccia di sanguinamento. Siamo abbastanza vicini. Se non torno prima, mi dice che il 28, alla dpp, invece di tornare solo per il previsto monitoraggio, devo tornare con la valigia: se ancora non è partito nulla mi danno un piccolo aiuto loro con l’induzione, tanto ormai siamo vicini.
Aiuto.
Torno a casa pensando insieme a mio marito che non saremmo mai riusciti a dormire. Invece naturalmente dormiamo come sassi! Il giorno dopo è un giorno di grandi preparativi, controllo la valigia che sia tutto a posto, metto in ordine la casa per aiutare Michele nei giorni in cui io sarò ricoverata, preparo culla, carrozzina, cameretta, fasciatoi. Faccio le ultime spese compulsive e inutili (ho ovviamente preparato prima tutto quello che poteva servire, ma mi vengono le fisime… “non si sa mai…”). Vengono tutte le persone care a salutarmi, per vedermi ancora col pancione prima di incontrare Federico.
Alla sera, come qualsiasi persona normale il giorno prima del parto, con Miky andiamo… al MediaWorld!


Mi accorgo di aver perso il tappo mucoso (in realtà scoprirò il giorno dopo che era solo una parte) e spero ancora che nella notte possa accadere qualcosa naturalmente, ma niente… dormiamo entrambi come ghiri. L’appuntamento è per la mattina alle 7.30 in ospedale.
Il giorno tanto atteso è arrivato, mi alzo di buon ora, Michele carica tutto, io faccio la doccia e mi accorgo di aver perso ancora del tappo, ma contrazioni nulla, così ci avviamo. Naturalmente tracciato piatto (per la cronaca, in gravidanza ho avuto contrazioni dal quarto mese e ho dovuto prendere vasosuprina fino alla 36esima settimana... ), quindi si decide per l’induzione.
A parte che non scorderò mai la faccia dell’infermiera che compilava il modulo del ricovero, alla domanda: “la gravidanza è stata tranquilla, vero, signora?”, mentre le raccontavo tutto quello che mi era successo, per il resto sempre super gentili. Mi assegnano la camera e alle 10.15 mi inseriscono la garzina, spiegandomi che ci vorrà molto tempo, potrebbero volerci 24 ore prima di cominciare a sentire qualcosa, quindi di stare tranquilla. Sono gentili, mi mettono in una stanza dove per il momento sono sola, così posso affrontare il travaglio, nel caso, senza sentirmi a disagio. Io sto benissimo, giro per il reparto per vedere i bimbi nati e se c’è qualcuna che conosco. A mezzogiorno pranzo leggero, poi accompagno Miky a bere il caffè alle macchinette al piano terra e io mi bevo un bel tè (ovviamente il bar è chiuso per ferie…) e lì la brillante idea: saliamo a piedi con le scale invece di prendere l’ascensore!
Perfetto, salgo in camera e vado a fare pipì… e uno spruzzo di acqua mi scende a terra… mi si saranno rotte le acque facendo le scale? Con la paura di fare una figuraccia, decido di aspettare e vedere che accade prima di avvisare le infermiere. Passano un po’ di minuti, ho perdite rosate e Miky mi convince ad avvisare, anche perché iniziano le contrazioncine. Vedo medici e ostetriche che bevono il caffè e li avviso che credo di aver perso le acque. Mi guardano con una faccia sorridente ma stile compatimento, come a dire: “ciccia, la garzina induce le contrazioni, non fa rompere il sacco… ecco la solita rompi che si fa suggestionare, son passate al max due ore…”

Ma loro non sanno che Fede è un precisino con la testa quadrata di mamma e papà, e con il suo bel caratterino che non lascia decidere nulla agli altri del suo conto… E’ lui a decidere quando deve nascere, mica loro con una garzina del menga!

Le contrazioni ormai sono iniziate e le acque sono rotte, io lo so checché ne dicano loro, così io cosa decido di fare? Come ogni mamma in procinto di partorire… ricamo la data sul fiocco da appendere fuori dalla porta!

Alle 14.30 monitoriamo le contrazioni: sono ogni 4minuti e mezzo e durano una cinquantina di secondi… ma sono ancora decisamente sopportabili.
Ognuna però è sempre un po’ più dolorosa delle altre. Piano piano diventano sempre meno sopportabili. Chiedo di poter fare il travaglio in acqua ma bisogna aspettare di essere a 4 cm di dilatazione. Sono in camera da sola per fortuna. Mia mamma quando ha saputo che mi sono cominciate le contrazioni è corsa in ospedale ed ora è anche lei lì con me. Per ora mi fa piacere ma so che poi la manderò fuori, voglio vivere questi momenti solo con Miky.
Il tempo passa, ogni tanto passano le ostetriche ed il monitoraggio. Tutto ok, procede, ma prima di dichiarare che è iniziato il travaglio ci devono essere almeno due o tre cm di dilatazione. Il mio collo si appiattisce e pian piano si apre, ma non ci siamo ancora ai tre cm, e loro dicono che può ancora essere che si fermino e regrediscano, ma io lo so che non è così. So che Federico vuole arrivare tra noi. Alle 18 mi fanno un’altra visita, dilatazione di 3 cm, e la nuova ostetrica (è cambiato il turno nel frattempo) mi dice: “ah, ma lei ha il sacco già rotto”


La mia schiena, già mal messa di suo, non mi sorregge e mi duole all’inverosimile durante le contrazioni. Solo Michele, sorreggendomi di peso ad ogni picco di dolore, riesce a sollevarmi un po’ dal dolore. Si fa in quattro per aiutarmi e sorreggermi col mio dolce peso, lo vedo stanco e sfinito ma non riesco a fare a meno del suo aiuto. L’ostetrica sta spesso con me, mi incita.
Alle 20.00 altra visita: praticamente la dilatazione è completa, comincio a sentire i premiti. Si va in sala parto,

L’ostetrica mi incita e mi aiuta, mi spiega come spingere nel modo corretto. Ce la metto tutta: da lì indietro non si torna, quindi tanto vale metterci il meno tempo possibile. Ad ogni picco di contrazione spingo con tutta me stessa, (praticamente dunque spingo ininterrottamente


Spingo, spingo, spingo. Mi fanno tutti i complimenti perché spingo bene (tranne “la stronza”, ovviamente).
” Ecco”, dicono a un bel momento, “se ora il papà vuole venire davanti, vede la testa!”, e mio marito: “no grazie, ne avrà di tempo il papà per vedergli la testa che se anche non la vede adesso è lo stesso!” :ahah .
Allora è lì, quasi ci siamo! Sento l’ostetrica che si consiglia con l’altra per decidere se tagliarmi o meno (ovviamente la risposta è sì..), un’altra spinta al massimo due, ed ecco che dopo un dolore molto forte sento quasi un sollievo, esce tutto, una sensazione di liquido che sguscia fuori.
Sono le 21.08, è nato.

Dopo un interminabile cammino che mi ha portato a lui, finalmente il mio bambino è nato. Vedo tante persone lì in fondo davanti a me, passa un brevissimo istante e un pianto forte e cristallino inonda la stanza. Michele mi bacia. Tutti si congratulano. Me lo appoggiano sulla pancia e vedo un esserino tutto rosso-bordeaux, bagnaticcio, bellissimo. Mi sembra stupendo per essere appena nato. Lo bacio. Dico a Michele “guarda come è bello!”.
Poi me lo portano via per tutte le cure del caso, ricordo loro del mio diabete gestazionale e del problema alla vescica che era stato palesato in gravidanza. Miky va con loro. Intanto da me esce anche la placenta e fanno il prelievo del sangue cordonale. Iniziano a ricucire l’episiotomia dopo una punturina di anestetico.
Continuo a parlare e a chiedere informazioni per sciogliere la tensione, mentre di là sento il piccolo che piange a più non posso e mi vien quasi da ridere…
Una infermiera gentilissima sta di fianco a me e mi fa parlare per distrarmi un po’. Mi dice che pesa 3kg e 280g, che non sembra proprio un bimbo di una mamma con diabete gestazionale (per forza, aggiungo io, non ho mangiato per un sacco di mesi!!!


Ma a me non interessa, Federico è nato e sta bene, ce l’ho fatta, questa volta il mio angioletto ha tenuto duro e ce l’ha fatta a raggiungere la sua mamma.
Mi riportano in camera, chiedo di poter rimanere lì per la notte nella stanza da sola e siccome il reparto è poco pieno gentilmente me lo concedono. C’è Michele, ci sono i miei genitori ed i miei suoceri. Piango, tremo, sono sfinita ma felice. Arriva Federico con la sua bella tutina.
Oddio, non mi sembra più così bello come mi era sembrato di là, anzi, direi che è proprio bruttino, ma non importa, è comunque il mio sole… Si ciuccia le manine, ha fame. Mi aiutano e provo ad attaccarlo e lui si attacca ma non ciuccia, è stanco poverino, è stata una giornata impegnativa anche per lui. Lo lasciano poco, poi lo riprendono. Saluto genitori e suoceri, Miky resta ancora con me per un po’.
Ho male ovunque, non so come girarmi. Il nervo sciatico si deve essere infiammato insieme a tutto il resto e fatico anche a stare coricata. Ormai è più di mezzanotte, mi sembra di dover andare in bagno ma sento che non riesco da sola, ho paura di svenire come mi è già successo dopo un intervento, così Miky chiama anche l’infermiera. Vado in bagno accompagnata da loro, non svengo ma non riesco quasi a camminare. L’infermiera mi vede molto provata così mi fa un antidolorifico in vena. Chiedo che Miky possa stare ancora un po’ con me. L’antidolorifico fa un po’ effetto e mi sembra di stare un po’ meglio, così lo convinco ad andare a casa, ormai sono le due o le due e mezza e anche lui è sfinito. Mi faccio mettere tutto a portata di mano e lo saluto.
Ma io non riesco a dormire. Ripenso alla giornata, alla serata, al mio topolino. La notte è lunga, i pensieri sono tanti e… potrei ingannare il tempo ricamando

Che importa se il giorno dopo scoprirò che mi si è formato un ematoma interno che forse mi dovranno operare in anestesia totale, che importa se là sotto ho un livido talmente grande che sono nera fino a metà chi@ppa, che importa se per decidere il da farsi continueranno a farmi prelievi e visite interne a ogni ora del giorno e della notte, oltre alle flebo di antibiotici e varie, e intanto non mi possono dare da mangiare perché se devo essere operata devo stare a stomaco vuoto, che importa tutto questo? Ho il mio Fede, ce l’ho fatta, è qui con me e sta bene, e per far capire a tutti che anche la sua vescica è a posto spisciazza sempre le puericultrici ad ogni cambio di pannolino!
E’ il mio cuore ed io ho ricominciato a vivere con lui.
