
Questa gravidanza e' arrivata improvvisa, dopo anni di tentativi e, un anno prima, un'ICSI con gravidanza trigemina terminata alla 21a settimana.
E' il 17 agosto, finisco la 39a settimana e procede tutto ben. La mattina vado in piscina a prendere un po' di sole, chiacchiero coi vicini di casa: c'e' sempre qualcuno che racconta di parti senza fine e tra dolori atroci ma tanto io non posso farci niente e per la legge dei grandi numeri, se e' già successo a qualcuna e' meno probabile che succeda a me


Dopo cena chiacchiero col socio e mi viene un pensiero improvviso: "Noi ci aspettiamo che nasca tra una settimana, ma pensa se nascesse stanotte, sarebbe qui con noi già domani". E' così strano avere questo bambino nella pancia ma non sentirlo reale finche' non lo puoi vedere, toccare e coccolare.
Alle 23 vado a dormire. Alle 23.30 mi sveglia una contrazione un po' dolorosina, mi giro dall'altra parte e mi riaddormento subito. Alle 23.45 un'altra contrazione; mi sveglio di nuovo ma questa volta sento del bagnato, vado in bagno e gocciolo come se facessi pipi'. Ok, sono le acque. Controllo che siano limpide, vado dal socio (che e' ancora in sala) e gli dico che ci siamo. Andiamo in camera e controlliamo la frequenza delle contrazioni: 4-5 minuti. E' ora di andare in ospedale. Metto le ultime cose in valigia e partiamo. Strada facendo avviso i familiari via SMS. A meta' strada le acque scendono a cascata, meno male che ho la traversina sul sedile, così non allago la macchina del socio

All'1 arriviamo in ospedale, andiamo diretti al P.S. di ostetricia sempre presidiato dalla guardia che chiama l'ostetrica. Per scherzare la guardia mi dice di accomodarmi che entro un paio d'ore arriverà qualcuno e io gli rispondo che tra un paio d'ore avro' già fatto tutto

Faccio il tracciato, mi sembra che le contrazioni siano un po' diminuite ma so che può capitare, colpa dell'adrenalina. Alle 2 mi visita la dottoressa e mi fa l'eco: e' tutto a posto, il bambino sta bene, ho 2-3 centimetri di dilatazione quindi secondo lei ci vorrà un bel po' di tempo. Mi danno il letto in camera, combinazione lo stesso della laparoscopia di due anni prima: il cerchio si sta chiudendo…
Il socio e' con me, organizzo l'armadietto e mi cambio. Intanto le contrazioni continuano, sempre più frequenti e dolorose. Per non disturbare le compagne di stanza andiamo in corridoio, io continuo a camminare e cerco di stare un po' chinata in avanti quando viene la contrazione, come ho imparato nei libri sul parto attivo. Assolutamente non mi sdraio, anche perché sento molto più male. Una compagna di camera chiama col campanello, arriva l'ostetrica e quando esce dalla camera la fermo e le dico che le contrazioni sono molto ravvicinate. Lei si stupisce perché un'ora prima ero appena di 2-3 centimetri ma rimane con me per qualche contrazione e vede che effettivamente sono piuttosto avanti. Allora mi propone un bel bagno caldo per attenuare i dolori. Andiamo in bagno, mi prepara la vasca e mi lascia col socio. Io mi immergo ma accidenti non so come stare: supina, come la gente normale sta in una vasca, proprio non riesco a sopportare il dolore delle contrazioni, provo a girarmi come una balena spiaggiata ma non c'e' modo. Dopo qualche contrazione (penso sia passato un quarto d'ora, forse meno) comincio ad avere dei tremiti e una gran voglia di spingere. Dico al socio di chiamare l'ostetrica, lei si stupisce ma mi aiuta ad uscire dalla vasca (qui e' stata particolarmente dolce, mi ha abbracciata e mi ha fatto coraggio), mi fa sedere su uno sgabello e controlla la dilatazione: erosono completamente dilatata, pronta per la sala parto. Di corsa fa venire la sedia a rotelle e mi dice di non spingere. Arriviamo in sala parto, le dico che non voglio partorire su lettino ginecologico ma per terra. Lei prepara tutto, io provo una spinta accucciata ma faccio troppa fatica con le gambe, allora mi metto a quattro zampe e va molto meglio. Comincio a spingere, seguo il mio istinto e sembra tutto facile, anche se doloroso. Siamo solo io e il mio bambino che vuole uscire, sento la presenza di Roberto accanto a me e dell'ostetrica che mi segue, ma so che ora tocca a me. Esce la testa, ma non arriva la contrazione per far uscire il corpo. Io sono tranquilla, l'ostetrica mi da' sicurezza, mi stimola il capezzolo e poco dopo arriva la contrazione e Alessandro esce. Sono le 4.02. Guardo indietro e vedo il corpo un po' bluastro, ma so che e' normale. L'ostetrica dice alla collega che il bambino ha bevuto un po' di liquido e deve aspirarlo. E' un attimo, sento un vagito e so che e' tutto a posto. L'ostetrica mi passa il bimbo tra le gambe, io mi siedo indietro e lo prendo in braccio. Non so neanche più che cosa ho provato a guardare il mio bambino per la prima volta, forse un'estasi d'amore. Gli parlo, lo coccolo e lo stringo.
Dopo una decina di minuti mi fanno controllare se il cordone pulsa ancora: non pulsa più, si può tagliare. Dopo prendono Alessandro per lavarlo e vestirlo e io espello la placenta e mi subisco qualche punto di sutura, ma fortunatamente la lacerazione e' abbastanza superficiale. Mentre mi cuciono il socio e' accanto a me con Alessandro in braccio, sono così felice di vederli insieme e poi il piccolo e' sveglissimo, si guarda in giro bello vispo.
Finito il tagli-e-cuci mi fanno sedere su una sedia e mi danno Alessandro per attaccarlo al seno. Lui non si fa pregare e come se fosse la cosa più facile del molto si fa il suo primo pasto. Infine rientro in camera passeggiando allegramente col socio e l'ostetrica che porta la culletta.